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L'impiego della tecnica Annubar e delle diverse versioni migliorative recentemente introdotte, è spesso ingiustamente limitata soltanto a specifiche applicazioni, mentre molto più sovente potrebbe effettivamente porsi quale valida ed economica alternativa ad altri sistemi di misura della portata più comunemente impiegati. La semplicità e l'affidabilità di tale sistema, merita di essere rivalutata e compresa appieno, esaminandone i concreti vantaggi ed i reali limiti applicativi. Introduzione
Sviluppo
Infatti si può dimostrare che la velocità del flusso é data dalla formula: ove K é una costante dipendente dalla geometria del Pitot, H é l’altezza del fluido nel tubo rispetto alla superficie libera, e g = 9,81 m/sec². Trasferendo ora tali considerazioni ad un fluido
rinchiuso in una condotta sotto pressione (riferirsi alla Fig.2), l’innalzamento
del fluido nel tubo di Pitot sarà dovuto alla somma del valore statico
(altezza h) e dalla velocità rilevata all'ingresso del Pitot (altezza
H).
Avvalendosi di un secondo tubo di misura inserito nella parete della condotta in esame (in modo che risulti appena affacciato sulla condotta stessa), sarà possibile misurare l’innalzamento imputabile alla sola spinta statica (altezza h), e che viene pertanto definito innalzamento statico. Collegando al Pitot e al tubo di rilievo statico un sistema di misura della pressione differenziale, sarà possibile rilevare una grandezza direttamente proporzionale alla velocità del fluido in misura. Profilo delle velocità del flusso
Per quanto analizzato, e pensando di avvalersi di un singolo dispositivo Pitot, si renderebbe necessario attuare un set di misure (con condizioni di esercizio costanti), ad intervalli tanto più ristretti quanto più si desideri migliorare la precisione della lettura globale; i rilievi dovrebbero essere compiuti attraversando completamente la condotta, in misura, dalla quale il Pitot verrebbe poi progressivamente estratto. Standards di riferimento internazionali, definiscono dettagliatamente le modalità di misura, la configurazione del Pitot, gli intervalli da considerare e i calcoli da effettuarsi (ad esempio BS 1042 part 2). In alternativa al metodo descritto, si potrebbe attuare la misura tramite diversi tubi di Pitot (di poco tra loro intercalati entro la sezione della condotta), con i quali poter effettuare simultaneamente più misure, permettendo così un rilievo estremamente fedele al profilo delle velocità, ed una misura media di elevata precisione. In entrambi i casi gli equipaggiamenti richiesti sono però piuttosto complessi e costosi, ed in ultimo, la valutazione della portata risulta essere lunga, con conseguenti perdite di tempo. Dalle migliorie apportate all'idea iniziale.....
Il tubo di impatto esterno è dotato di un determinato numero di forellini (prese di pressione), disposte strategicamente lungo la sua lunghezza, in modo che le pressioni generate da ognuno di essi (imputabili alle diverse velocità componenti il profilo), vengano ad essere mescolate dentro il tubo di impatto, determinando così una pressione mediata per la misura. Il valore statico viene rilevato da un foro disposto a valle del senso di flusso (PL). Purtroppo, è stato accertato che questa tecnica funziona in modo soddisfacente, quando il flusso sia completamente sviluppato e sostanzialmente simmetrico rispetto all’asse del tubo; tanto più il profilo sarà irregolare e asimmetrico, tanto più gli errori di misura assumeranno maggiore rilevanza. ....Al perfezionamento della tecnica automediante
Le velocità V0, V1, V2, e V3 considerate nella porzione r1 della sezione della condotta, producono le rispettive pressioni P0, P1, P2, e P3, rilevate dai fori del tubo di impatto. La spaziatura di questi fori (e dei fori relativi alle pressioni P4, P5, e P6) é definita secondo il metodo di media logaritmico-lineare, secondo British Standards BS1042 part 2. La velocità media relativa alla porzione r1 del profilo, viene quindi a determinare una pressione media P7 entro il tubo di impatto esterno, successivamente rilevata dal foro nel tubo di media interno. Analogamente, la velocità media dovuta a V0, V4, V5, e V6 (porzione del profilo r2), produrrà la pressione media P8. Seppur le pressioni P7 e P8 risultino intuitivamente diverse nel loro modulo, queste vengono ad integrarsi nel tubo di media interno, determinando la componente di alta pressione finale, utile per la misura differenziale in uscita al Torbar. La componente di bassa pressione (PL) imputabile alla pressione statica, viene rilevata attraverso un singolo foro localizzato nel lato verso corrente del tubo di impatto (riferirsi alle Figg. 5 e 6). Per quanto analizzato precedentemente, la pressione differenziale così generata é quindi proporzionale alla portata ed é legata ad essa dalla consueta legge quadratica. La tipica equazione che lega la portata alla pressione differenziale (DP) ad essa imputabile é la seguente: dove Q é la portata espressa in chilogrammi/ora, K é un coefficiente legato alla costruzione del Torbar, A é la sezione della condotta in cm² e D é la densità in chilogrammi/metri³ del fluido in misura. Questa pressione differenziale é tipicamente maggiore di quella ottenibile da un singolo tubo di Pitot, poiché la pressione statica rilevata è normalmente inferiore a quella reale, a causa dell’effetto risucchio che il fluido produce attorno all'imboccatura del forellino disposto verso il senso del flusso. Avvalendosi di una particolare conformazione della zona di rilievo della pressione statica (atta ad una corretta separazione dei flussi), è comunque possibile mantenere una zona di misura costante, anche per variati regimi di portata (riferirsi alla Fig. 6). Nel caso in cui l'applicazione preveda la misura in un fluido caratterizzato da elevate velocità, e con lo scopo di evitare l'eccessiva depressione nella zona di rilievo della pressione statica, la pressione PL viene rilevata sulla periferia del flusso, in prossimità della parete della condotta. Seppur la pressione differenziale misurabile in uscita risulterà evidentemente inferiore (in quanto il modulo della pressione statica risulta più veritiero), questo accorgimento assicura che l’accuratezza finale della misura risulti attendibile e non affetta da possibili cambiamenti del punto di separazione del flusso. Nell’ambito dell'intera gamma di tubi di Pitot automedianti disponibili sul mercato, vengono piuttosto comunemente dichiarate incertezze sulla misura della portata pari al ±2%, con un livello di attendibilità del 95% (quando i dispositivi di misura siano stati correttamente installati), mentre la tipica ripetibilità della misura si aggira nell'intorno dello 0,1%. Questo ordine di precisione e ripetibilità, già favorevolmente comparabile con altri tipi di rilevatori primari di portata (quali ad esempio gli orifizi tarati), viene ancor più valorizzato dall'impiego della tecnica Torbar, capace di offrire accuratezze di misura fino al ±1%. Considerando che l'orifizio tarato è attualmente il dispositivo primario comunemente più impiegato nelle misure di portata industriali, non è sbagliato riferirsi a questa importante tecnica per compiere alcune ulteriori valutazioni. Un orifizio tarato nuovo, pulito, con spigoli acuminati e correttamente installato può fornire incertezze nella portata tipicamente migliori dell’ ±1% (95% di attendibilità) ma una installazione difettosa ed un progressivo smussamento degli spigoli (la progressiva usura determina un'alterazione della sezione di misura), può ridurre drasticamente tale accuratezza determinando una imprecisione sul lungo termine decisamente rilevante (è dimostrabile che un'usura del coltello di una flangia pari a 5 decimi di mm, può determinare un'errore complessivo del 5% del FS, mentre l'usura di 1 mm determina errori fino al 15% FS). I Pitot auto-medianti sono stati sottoposti a condizioni provocate e reali di usura e hanno dimostrato di mantenere le loro prestazioni per lunghi periodi; usura di superfici, graffiature o smussamento dei forellini di rilevo della pressione, hanno un effetto trascurabile sulla precisione globale della soluzione. Inoltre, ai fini di una corretta installazione, i segmenti di condotta rettilinei che devono essere considerati a monte e a valle di un'installazione di un Pitot automediante, sono considerabilmente più corti (mediamente circa quattro volte) di quelli normalmente richiesti da un orifizio tarato; ciò consente più facili ed economiche installazioni, specialmente nelle situazioni in cui il piping di impianto sia stato già realizzato, e la necessità di un punto di misura si sia verificata soltanto in un secondo tempo (diverse versioni sono infatti installabili senza richiedere l'interruzione della condotta). Design non restrittivo
Una soluzione completa
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